Di recente ho saltato il fosso e sono divenuto parte della gloriosa tradizione d’individui cui spetta tessere le trame e manovrare i personaggi. Mi sono trasformato in un creatore di mondi, un architetto di incubi. Detta altrimenti, sono entrato a far parte dello Staff Narrativo di Camarilla Italia. In questo articolo cercherò di raccontare questa avventura per come la sto vivendo.
La proposta è arrivata qualche mese fa ma prendere una decisione è stato difficile, in parte per alcuni problemi legati alla vita reale in parte perché temevo, in un raro momento di umiltà, di non essere all’altezza del compito. Avevo vestito i panni dello storyteller in passato, ma quasi esclusivamente per GdR cartacei e sempre per gruppi ristretti di amici e conoscenti. Nulla della mia passata esperienza mi faceva pensare di essere in grado di declinare le mie modeste capacità in un contesto come quello di Camarilla Italia, sia per la vastità del parco giocatori sia perché la qualità si attesta attorno a standard molto alti e, di conseguenza, molto più in alti delle mie vette più alte. Alla fine, grazie soprattutto al supporto ed all’infinita pazienza del Coordinatore di Bologna, ho deciso di mettermi alla prova e, dopo un corposo bicchiere di Amaro del Capo, ho accettato.
Il primo duro contatto con la realtà del Narratore l’ho avuto quando mi sono trovato a guardare i piani portati avanti come Personaggio da una nuova prospettiva, finendo per rendermi conto di come quelle idee che all’epoca mi erano parse l’apoteosi della strategia militare fossero in realtà un ammasso di azioni confuse e poco incisive. È stato un bagno di umiltà non da poco e da solo un’ottima occasione di crescita ma, non lo nego, anche una robusta ginocchiata sui denti. All’improvviso mi sono detto “Amico mio, non avevi capito veramente un tubo!” e questo è stato il punto d’inizio.
Ora mi trovo in una fase di transizione piuttosto bizzarra. Una parte di me ragiona ancora come un Giocatore ed analizza le situazioni entro l’ottica ristretta del Clan e della Congrega, faticando a maturare l’indispensabile visione d’insieme. L’altra parte si trova a guardare il Gioco da una nuova prospettiva allargata dai mezzi a disposizione di un Narratore, e comincia a provare un netto distacco nei confronti degli ex compagni di malefatte, probabilmente come risposta al bisogno d’imparzialità imposto dal ruolo. Dimenticare tutte le aspirazioni del mio ex Personaggio non è semplice, come non lo è ricordare ogni momento che ogni Giocatore deve essere uguale ai miei occhi. Questo mi porta a dubitare delle mie scelte ma al tempo stesso m’impone di confrontarmi sempre e comunque con gli altri Narratori, cosa che non mi era mai capitato di fare in quanto solo alla guida in quasi tutte le mie esperienze di Gioco di Ruolo.
Dipendere dagli altri è una strana sensazione. Il rischio è quello di vivere la necessità di confronto come una sfida, come un duello dialettico dal quale deve per forza emergere un vincitore. Di sposare le proprie idee e sentire il bisogno di portarle avanti a tutti i costi, come se accettare una modifica fosse un’implicita ammissione di sconfitta. In realtà non è così, il lavoro diventa la somma degli interventi di tutti e questo lo arricchisce, lo rende migliore. Portare a casa il risultato è diventato molto più soddisfacente, seppur al prezzo di qualche compromesso.
Di contro, però, mi trovo a dovermi rapportare con responsabilità mostruosamente più grandi. Ho per le mani la chiave di lettura di una Trama monumentale e devo avere la capacità di mettere i Giocatori in condizione di coglierla ma senza levare il velo di mistero che rende intrigante il gioco nel Mondo di Tenebra. Guidare nella giusta direzione ma senza accompagnare per mano, lasciando il brivido dell’incertezza. Ogni interazione è mediata da questa preoccupazione unita alla necessità di prendere le decisioni con la consapevolezza che andranno ad influenzare la trama locale e soprattutto nazionale. Non si può lasciare nulla al caso e questo è spesso faticoso.
In questo avere un’intero staff alle proprie spalle si è rivelato una risorsa incredibile, sopratutto nel mitigare la pressione dentro e fuori dal gioco. Fa venir meno il senso di solitudine che si prova quando si è soli a gestire il gioco ed è una gran cosa.
Probabilmente seguirà almeno un altro articolo sull’argomento, dedicato in maniera particolare al ruolo del Narratore al di fuori delle semplici dinamiche dal vivo, quando si smettono i panni dello storyteller e si vestono quelli dello sciamano, per citare il buon Andrea.
Per ora l’augurio di una Lunga Notte e, sino al nostro prossimo incontro, INVICTUS IMPERAT! dolci incubi! complottate con giudizio!
Edoardo Bressan
AVST Bologna
Gruppo Letterario Camarilla Italia
www.camarillaitalia.it