Benvenuti o bentornati! Quest’anno, per la collaborazione tra le due associazioni Camarilla Italia e Torre Nera, vi propongo un progetto di una storia a puntate, iniziata a gennaio, libera interpretazione delle tematiche del Mondo di Tenebra (ambientazione di alcuni dei giochi di ruolo della casa editrice White Wolf).
Un esperimento, anche per me, che spero possa intrattenere.
Buona lettura!
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Col buio, il desiderio, si faceva più forte e viscerale.
Cercavo di non darlo a vedere in mezzo alla folla, sotto al sole. Troppo impegnato a fare ciò che mi era stato chiesto di fare. Ciò che mi era stato ordinato di fare. Impari, col tempo, che c’è un confine sottile tra i due termini. Il tono di voce, le percosse, le commesse che vengono assegnate. Sembra tutto normale, ma è come scendere in una spirale sempre più oscura e all’apparenza incomprensibile.
Nel frattempo, il desiderio si fa sempre più forte.
Lo sento nello stomaco, mi gratta dall’interno, mi punge il cervello, mi taglia in due il cuore. Ciò che è peggio è che non so quando potrò soddisfarlo, avere un attimo di pace per poi tornare subito nell’inquietudine. Non dipende da me. Dipende da lui: il demone che mi ha bruciato e cambiato.
Io eseguo, sperando ogni notte che sia la notte in cui mi darà ciò che cerco. La libertà è un ricordo lontano, un concetto astratto e futile. Non è la schiavitù che fa male.
In realtà, è anche piacevole. Nei giorni successivi all’inferno, tutto è sembrato sfocato. Non capivo da cosa fossi circondato, non comprendevo quel dolore costante e crescente. Ricordo l’espressione sul suo volto: divertito. Forse non credeva nemmeno che sarei sopravvissuto. Dormire, da allora è diventata un’utopia, ma il sonno era solo al secondo posto delle mie priorità.
Lui mi ha affamato, e poi sfamato. E poi affamato, ancora.
Sembra un ciclo che deve chiudersi, prima o poi. Solo che non sapevo quando sarebbe arrivato il poi.
Nel frattempo riempivo il tempo con i suoi ordini. Di giorno, soprattutto di giorno. Di notte tutto si faceva confuso.
Il desiderio ancora lì, insoddisfatto. Non potevo nemmeno sognarlo, ma quelle volte che avevo modo di chiudere gli occhi, tutto si tingeva di rosso. Il cuore pompava più veloce, sentivo le pupille dilatarsi, il respiro affannato. Poi mi svegliavo, e niente. Dovevo reprimere la rabbia e tornare da lui.
Credo di poter contare sulle dita le volte in cui sono tornato ad avere un barlume di totale lucidità.
Il resto, totalmente rosso.
Credo che questa sia la cosa peggiore. Sì, non c’è niente di peggio.
Tanto, che m’importa sapere quanto tempo sia passato da quella notte? Un giorno, un’ora. Un secolo, molto più probabile.
Quel dolore è sempre più forte. Come un’ossessione. Mi porterà alla morte.
Tiziana Valentino
Gruppo letterario Camarilla Italia