Anche stavolta, come alcuni mesi fa, ho deciso di parlare non di videogiochi, bensì di film. E non di un film a caso, ma di un film che ha per protagonista uno dei più popolari e famosi supereroi della Marvel Comics, e si ispira ad uno degli archi narrativi più apprezzati del personaggio: sto parlando di Wolverine, e il film in questione è Logan – The Wolverine. L’ultima opera di James Mangold, uscito la scorsa settimana nelle nostre sale, è il capitolo conclusivo della trilogia filmica dedicata al mutante artigliato, iniziata nel 2009 con X-Men Origini: Wolverine. Ma, per molti versi, è la fine di un epoca nata nel 2003 con il primo film dedicato agli X-Men: Logan, infatti, sarà l’ultimo film in cui vedremo Hugh Jackman interpretare l’artigliato canadese. Un abbandono che ha scosso gran parte dei fan, incapaci di immaginarsi un altro attore calarsi in una parte che ormai Jackman aveva fatto sua. Dovremo però rassegnarsi al fatto che, se e quando vedremo un nuovo Wolverine sullo schermo, non sarà più Hugh Jackman a prestargli il volto. Ma Logan – The Wolverine non è solo la fine della storia di James Howlett, alias Logan, alias Wolverine, bensì un finale distopico per quanto riguarda le avventure del gruppo guidato da Charles Xavier. Senza fare alcuno spoiler, vi basterà semplicemente sapere che la nuova avventura di Logan è ambientata tra una decina di anni da adesso, e ci presenta un mondo nel quale la quasi totalità dei mutanti e degli X-Men, per diverse ragioni, non esiste più. Restano soltanto un insospettabilmente invecchiato Logan, il cui fattore di guarigione sta iniziando a fare le bizze; un novantenne Charles Xavier, malato e incapace di controllare al meglio i suoi enormi poteri telepatici; Calibano, apparso precedentemente in X-Men: Apocalypse, un mutante in grado di rintracciare i suoi simili. I tre vivono assieme in una fonderia abbandonata al confine tra Stati Uniti e Messico, con Wolverine costretto a lavorare come autista di limousine per racimolare qualche risparmio, così da potersi permettere una barca con la quale partire con l’anziano mentore per trascorrere in pace gli ultimi anni di vita di entrambi. La situazione si complica quando una giovane donna si presenta da Logan chiedendogli aiuto per accompagnare lei e la figlia Laura in North Dakota, in un luogo chiamato Eden. La ragazzina, però, per motivi che ci verranno spiegati in seguito, è braccata dalla Transigen, una potentissima multinazionale farmaceutica. Questo, in soldoni, è l’incipit del film. Da qui in poi la trama sarà un susseguirsi di inseguimenti al cardiopalma, scontri brutali e sanguinosi, momenti drammatici ed emotivamente intensi.
Per gli scontri sopratutto è doveroso aprire una piccola parentesi. I combattimenti corpo a corpo di Logan sono qualcosa di davvero incredibile: la decisione (e il rischio) di girare il proprio film come Rated R ha permesso a Mangold di mostrarci scontri ancor più furiosi e cruenti, e non mancheranno arti mozzati e artigli conficcati in faccia in primo piano. Si vedranno combattimenti come mai si era visto prima in un film targato Marvel, che ci ha spesso abituati a scontri abbastanza «all’acqua di rose», senza mai calcare troppo la mano su scene troppo crude o violente, anche quando in campo agivano personaggi quali Sabretooth e lo stesso Wolverine, abituati a fare a fette senza troppi fronzoli i propri nemici.
Per quanto riguarda le interpretazioni, brillano sicuramente quella di Hugh Jackman, della giovane Dafne Keen (Laura), e del sempre immenso Patrick Stewart, che ci regala ancora una volta un Chales Xavier stupendo. Il personaggio interpretato dalla Keen è costruito in maniera complessa e articolata, e ci mostra una ragazzina che alterna atteggiamenti tipici per una bambina della sua età, a momenti di pura furia animale incontrastata, disegnando una Laura/X-23 coerente con quanto visto nei fumetti. Magistrale anche lo sviluppo del rapporto fra Charles Xavier e Logan, che qui, come mai prima d’ora, si fa ancora più stretto ed intenso, facendosi vedere come il rapporto insegnante/allievo che li legava precedentemente sia diventato adesso qualcosa di più, un vero e proprio rapporto padre/figlio.
Per concludere, Logan è un film avvincente, emozionante, che sa dosare in maniera egregia momenti intimi e riflessivi a scontri concitati e violenti, un capitolo conclusivo che ci racconta la parabola discedente (ascendente?) di un uomo, James Howlett, che, dopo un passato da eroe, rimasto ormai solo e con il costume appeso al chiodo, sarà costretto ancora una volta, l’ultima, a fare una scelta difficile, ad intraprende un cammino tortuoso che lo porterà a scontrarsi con il Wolverine del passato e ad affrontare le proprie debolezze di uomo, confrontandosi con un personaggio come quello di Laura, nel quale Logan rivede se stesso, e che ha deciso di portare in salvo, costi quel che costi.